L'EPITROCLEITE
L’epitrocleite è una malattia infiammatoria che colpisce i tendini e i relativi muscoli che hanno origine dall’epitroclea del gomito. Questa malattia è simile all’epicondilite (o “gomito del tennista”), ma – rispetto a quest’ultima – è una forma più rara.
L’epitrocleite è anche nota con il nome di “gomito del golfista”, poiché è molto diffusa fra gli individui che praticano questo sport.
l sintomo principale dato dall’epitrocleite è il dolore al gomito in corrispondenza della zona coinvolta dall’infiammazione. Il dolore si estende ai muscoli flessori dell’avambraccio e può coinvolgere anche il polso e la mano. Altri sintomi che possono manifestarsi nei pazienti affetti da epitrocleite sono dolore e rigidità articolare.
E’ facilmente individuabile flettendo il gomito a 90 gradi, e ruotando la mano ponendo il palmo verso l’alto. L’area sotto il gomito, appunto è quella interessata dall’epitrocleite, ovvero l’infiammazione dei muscoli che si inseriscono sull’epitroclea.
LE CAUSE DELL'EPITROCLEITE
Le cause di una epitrocleite possono essere molteplici, ma generalmente un uso intensivo anche sporadico della muscolatura Epitrocleare è la causa dell’insorgenza della patologia.
EPITROCLEITE: I SINTOMI
I principali sintomi che caratterizzano questa patologia sono, dolore al gomito, più precisamente concentrato lateralmente e può estendersi alla parte centrale dell’avambraccio, determinare indebolimento dei polsi e delle mani, rigidità articolare, formicolio alle dita e intorpidimento, gomito caldo e infiammato.






LA DIAGNOSI
Importante per la diagnosi è l’esame obiettivo che nel caso di epitrocleite prevede un esame palpatorio del gomito e l’esecuzione, con l’arto superiore dolente, di tutti quei movimenti che, in presenza di infiammazione, evocherebbero dolore.
Per una conferma diagnostica si eseguono esami strumentali come la radiografia (diagnosi differenziale), ma soprattutto l’ecografia e la risonanza magnetica.
LA TERAPIA DELL'EPITROCLEITE
La fisioterapia riveste un ruolo di fondamentale importanza sia nella fase immediatamente successiva a quella acuta, dove grazie a terapie fisiche come tecar, ultrasuoni, laserterapia ed onde d’urto, si riesce a velocizzare il processo di recupero.
Si può anche eseguire terapia infiltrativa con cortisonici o, meglio, con soluzione sclerosante per 2 o 3 sedute.
Di aiuto anche il riposo assoluto, l’applicazione della borsa del ghiaccio, l’utilizzo di antinfiammatori e di un tutore. Esso ha lo scopo di creare una leggera compressione ischemica nell’area infiammata e allo stesso tempo di dare una stimolazione a livello neurologico centrale. Soprattutto nei casi non gravi e in fase acuta, è molto utile perché aiuta il paziente a controllare il dolore. Lo si consiglia spesso sin dalla visita iniziale.